I media italiani reagiscono all'addio di Binotto

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30 novembre 2022 A 11:28
Ultimo aggiornamento 30 novembre 2022 A 11:32

    Dopo una lunghissima carriera, passando da semplice ingegnere a team principal, l'avventura di Mattia Binotto in Ferrari terminerà alla fine dell'anno. Non è bastato il secondo posto nel campionato costruttori e piloti: la scuderia vuole tornare a vincere e Binotto non sarà l'uomo a guidarla in questo nuovo corso. Come hanno reagito i media italiani alla notizia?

    Corriere dello Sport

    "È legittimo che il capo licenzi il primo dei suoi manager se non c'è sintonia e mancano i risultati. Non c'è quindi niente di strano nell'addio di Mattia Binotto". Così esordisce Paolo De Laurentiis del Corriere dello Sport. Il giornalista sottolinea però il fattore preoccupante della vicenda. La Ferrari, nella nota diffusa in merito all'addio di Binotto, ha affermato: "Inizia ora il processo per identificare il nuovo team principal, che dovrebbe concludersi nel nuovo anno". De Laurentiis commenta proprio queste parole, dicendo: "Se la Ferrari è oggettivamente in ritardo rispetto alla Red Bull, ora rischia di essere in ritardo anche rispetto a se stessa". "La Ferrari di oggi non ha nessuno al comando e all'orizzonte si vedono più nuvole nere che albe rosse", conclude il giornalista.

    La Repubblica

    Oltre a commemorare la storia di Binotto in Ferrari, Alessandro Retico di Repubblica sottolinea la vera causa della separazione tra le due parti: "Forse sono stati proprio gli errori di strategia, difesi da Binotto e imputati a una mancanza di mentalità vincente in un gruppo ancora in crescita ma bisognoso di stabilità, ad aver concluso il suo ciclo". Se Binotto ha vissuto da dietro le quinte uno dei periodo più splendenti della scuderia, quello a cavallo tra gli anni '90 e 2000, è stato proprio nel momento in cui è diventato team principal ad incontrare maggiori difficoltà. "L'occasione mancata, in una F1 che macina in fretta tutto, costa a Binotto il sogno di una vita" conclude Retico.

    Sky Sport (edizione italiana)

    La compagine italiana di Sky Sport F1 regala forse i commenti più preziosi all'addio di Binotto. Carlo Vanzini elenca i principali passi falsi commessi dall'ormai ex team principal nel corso degli ultimi quattro anni: "Troppo poche 7 vittorie su 82 Gran Premi, in mezzo un accordo riservato con la federazione, per un motore, mai giudicato irregolare, ma sospetto. Seb licenziato con una telefonata, dentro Sainz, per completare una buona coppia, sulla carta perfetta, come in tutti i top team che vogliono vincere il Mondiale". Parlando del 2022, infine: "Non accettabile il 'siamo migliorati dall’anno scorso', troppi errori, Monaco, Silverstone, Ungheria e altri meno evidenti, difficilmente ammessi sia fuori che dentro, se non solo dai piloti nelle loro imprecisioni".

    Mara Sangiorgi, dal canto suo, parla di Binotto come "dimissionario, formalmente, sicuramente non nel cuore", per sottolineare il suo eterno legame e rispetto per la scuderia. La giornalista definisce però "un paradosso" che l'addio del team principal avvenga solamente dopo il 31 dicembre, ma che rappresenti già il passato, mentre inizia una corsa a cercare il sostituto.

    Autosprint

    Mario Donnini di Autosprint è parecchio duro nei confronti del dimissionario team principal di Ferrari. In particolare, fa riferimento al periodo delle indagini del 2019, in cui Binotto si è reso protagonista con un rumorosissimo silenzio di fronte alle accuse. "La Rossa entra nel mirino di più penetranti verifiche e da lì sulla vicenda cala un’imbarazzante silenzio, per niente chiarito dal verdetto finale. E qui si inaugura il tratto distintivo più caratterizzante, inquietante e inaccettabile della gestione Binotto. L’essere al timone di una Casa di rilevanza sportiva (e commerciale, ovvio) planetaria, ma di non sentire alcun dovere di spiegazione, chiarezza e trasparenza dialogica nei confronti dell’opinione pubblica. Dall’affaire 2019, quindi dopo neanche una stagione, nasce questo stranissimo modo di gestire non solo il team ma anche il riflesso mediatico delle azioni portate avanti in pista e non solo. Come? In un modo incredibile. Ottenendo poco, sbagliando molto e facendo inesorabilmente finta di niente", commenta Donnini. Il giornalista si sofferma anche su uno dei tormentoni di Binotto, quel "dobbiamo capire...", sventolato come una bandiera di tregua in tantissime occasioni. 

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